Dello Scegliere e altri inganni
Alessandra Santin
…l’oggetto estetico, l’oggetto che viene colto per le sue qualità estetiche, è quell’oggetto a cui noi restituiamo lo sguardo.
Walter Benjamin
Creare un evento d’arte è innanzitutto scegliere: scegliere un’Idea e uno Spazio e un Tempo; scegliere tra le opere realizzate quelle che più si relazionano con il fine e il contesto (gli oggetti presenti, le luci e i vuoti, il senso del frammento e del tutto).
Interrogarsi sull’intenzione e sulla capacità di scegliere, sull’importanza di quest’azione concettuale prima che fattiva, è la chiave di lettura del progetto espositivo Dello Scegliere e altri inganni, realizzata a Pordenone, nell’ex Mulino De Franceschi, nella sede della storica Associazione culturale Ubik Art, dove Raffele Santillo ha l’atelier da marzo 2012.
Al suo interno l’artista crea fin da subito uno spazio utile alla propria ricerca riordinando e organizzando arredi e materiali, tempi e polveri, silenzi e fragori; assimilando un sentire del luogo e divenendone parte. Gli incontri con le tracce del passato appena trascorso lo interpellano nel profondo, in particolar modo sono i setacci tondi a porre questioni ineludibili. Momentaneamente privati del loro scopo, che è appunto quello di scegliere e separare materie, essi restano come inciampi estetici, domande e proposte aperte. Scegliere il loro ascolto è la prima operazione.
– Difficile - afferma l’artista - Come avveniva da bambino, quando l’insegnante chiedeva di segnare sulla lavagna chi creava disturbo…-.
Poi le cose prendono una direzione. La Scelta diviene il processo di lavoro privilegiato cui segue, inevitabile, un progetto mirato, dunque la Personale.
La ricerca poetica di Raffaele Santillo si suddivide in almeno due periodi.
Nel primo l’artista realizza molti lavori seguendo la metodologia che ormai gli è congeniale: raccogliere immagini della storia personale e del quotidiano selezionando quello che il mondo visivo propone e moltiplica su carta o su video. Dapprima egli s’impegna a riprodurre e salvaguardare in toto le immagini prescelte, poi seleziona alcuni loro elementi decontestualizzandoli, accendendo enigmi che aprono possibilità, interpongono domande, suggeriscono plurime interpretazioni. La tavolozza schiarisce i toni; colori infarinati velano le superfici restituendo al Mulino, forse inconsapevolmente, il compito antico di un nutrimento ulteriore. Intanto l’artista salvaguarda ogni oggetto abbandonato in questo “suo” spazio. Impacchetta con cura gli attrezzi superstiti, molle, giochetti, chiavi, bicchieri e posate, libri.
Prima di scegliere cosa eliminare sceglie di conservare. Ogni oggetto, vestito di velina bianca, assume un senso nuovo. Allineato e archiviato (per serie, forma, scopo, dimensione) acquista un nuovo carattere estetico.
Poi ci sono le retìne di diversi spessori e grammature, utili all’azione dei setacci. Attraverso esse si filtra solo quello che la dimensione del reticolo permette. Ad interessare l’artista questa volta è il metodo. Scegliere una chiave, stabilire il parametro di riferimento diviene il vero compito e lo scopo del lavoro.
Fabrizio Desideri sottolinea l’aspetto più sorprendente e vantaggioso delle categorie estetiche: “… il loro derivare da schemi elastici e quindi capaci di applicarsi ad oggetti del tutto eterogenei, stringendoli in una rete di affinità.” Questi vincoli tanto misteriosi quanto veri accorpano infine le opere di Raffaele Santillo in un allestimento che si fa in toto installativo, tutto proteso alle esperienze della salvaguardia, della memoria e della presenza, che consentono l’attivazione della Scelta, operazione rischiosa e oggi spesso vilipesa. Sensibile al fascino dell’accumulo, ai meccanismi auto erotici del possesso che giustifica strategie alternative, attese, posticipazioni, la Scelta risulta difficile e scomoda, assimilabile ad altri inganni della razionalità e dell’emotività. Oggi più che mai il Pensiero Liquido e il Tempo accelerato -mediaticamente iper- connessi solo sul presente- impongono distrazioni dal passato, come insegnamento ed esperienza, come bacino su cui agire per scegliere. Il consumismo sfrenato impone infatti altri modelli compulsivi, d’acquisto, possesso, abbandono senza filtri. Sostiene Toni Maraini “…‘Smemorarsi‘ equivale a disorientarsi nel mare magnum di un eterno presente usurpato dal sistema consumistico/virtuale/mediatico, che si sostituisce al pensiero libero e critico.” L’operazione concettuale della Scelta riconduce quindi l’uomo alle proprie radici, indispensabili allo sviluppo della propria umanità . Qui fonda il senso della ‘narrazione‘ di Raffaele Santillo, che traccia segni per confrontarsi, riconoscersi, setacciare, assecondare, specchiare e negare percezioni e visioni, non solo personali ed emotive, ma anche sociali e storiche, che si radicano sui bisogni più profondi.
In Raffaele Santillo i processi intenzionali espliciti della scelta, come proprietà di coscienza e di giudizio, si traducono in capacità di dirigersi verso, di assumere e di riferire a sé ogni relazione che si attiva in presenza di un suo intervento poetico. La tesi che l’estetico sia una funzione o meglio una «metafunzione» costitutiva dell’identità umana, trova conferma ancora una volta, nelle parole di Fabrizio Desideri: -Quando scelgo non delimito generi, epoche o produzioni, né prefiguro forme o stili. L’affinità scaturisce ovunque vibri un ‘linguaggio’ che mi sembra familiare. Mi lascio raggiungere da elementi che convengono al mio sentimento, sollecitano la mia com-partecipazione e convogliano o stimolano la mia percezione mentale. È l’interazione che conta … mi sintonizzo con il pathos che liberamente soffia ovunque.”- Questa passione amante rende la Scelta un’operazione fondante e fragile insieme, a volte ingannevole, relativa all’alchimia immaginativa personale, processo indipendente e creativo di ciascuno.
L’atteggiamento estetico intenzionale di Raffaele Santillo orienta le sue scelte verso opere/oggetti che a loro volta restituiscono lo sguardo, come afferma Benjamin. Il proto-oggetto che l’artista individua è il volto, lo spazio che sollecita una percezione di scambio e di relazione simmetrica. Per questo l’artista cancella gli occhi, riproduce maschere, annulla le linee fisiognomiche, vela visi, copre i volti, accentua espressioni, produce sottili variazioni di luce che falsano i colori naturali dell’epidermide, … e crea scene sospese.
Al limitare delle tenebre una bambina fa castelli di sabbia, le luci di una giostra non illuminano altro che le braccia rotanti della giostra stessa, una persona sta oltre la trama spessa del retìno, … sono opere simili a scatti fotografici nella nebbia che richiamano memorie arcaiche, allusive di scoperte, turbamenti e libertà perdute o ancora di là da venire.
L’insieme nella sua complessità interpella l’artista che, già si diceva, realizza opere di carattere installativo, bianche nella loro estrema/temporanea ricerca estetica, che presto si fa concettuale. In esse alcuni lavori pittorici, contemporaneamente malinconici e ironici, entrano in dialogo poetico con il tutto e costituiscono la presenza tangibile del lavoro quotidiano, lento e meditato di Raffaele Santillo. Questa relazione personale con ogni cosa, esplicita, anche se lasciata nel suo mistero, rappresenta una costante che impone la Scelta: una lettura interpretativa d’insieme, un’esperienza di piacere, un’operazione contemporaneamente di mezzo, di fine e di metodo.
Testo realizzato in occasione della mostra Dello scegliere e altri inganni, a cura di Alessandra Santin, presso l'Associazione Culturale Ubik Art a Pordenone dal 20 giugno al 2 luglio 2014.