La forza delle cose
Angelo Bertani
«Forse l’immobilità delle cose intorno a noi è loro imposta dalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall’immobilità del nostro pensiero nei loro confronti.»
Marcel Proust
Nella realtà quotidiana siamo circondati e a volte perfino assediati dagli oggetti utili o solo apparentemente utili: essi sono il segno di un piccolo o grande desiderio che si è realizzato e per questo almeno inizialmente ci danno conforto. Tuttavia la produzione stessa accelera la nascita e la morte degli oggetti e per di più ci fa scordare che gli oggetti stessi, anche se bellissimi, sono senza anima se non si trasformano in cose: e gli oggetti diventano propriamente cose, distinguendosi dalle merci in quanto semplici valori d’uso e di scambio o espressione di status symbol, quanto vengono investiti di affetti, concetti e simboli che individui, società e storia vi proiettano (Remo Bodei). Gli oggetti dunque contengono delle potenzialità, certamente positive se legate alla progettazione e alla bellezza, ma solo quando li inseriamo in una dimensione affettiva che ci coinvolge essi diventano per davvero cose dotate di un’aura tutta particolare e assolutamente necessaria. Gli oggetti possiedono un’energia narrativa che spetta a ciascuno di noi attivare.
Tutti noi cerchiamo di dare significato alle cose riscattandole dalla condizione iniziale di oggetti, ma solo gli artisti possono darcene ulteriore consapevolezza. La pittura nel suo definire e nel suo dissolvere una forma in realtà ce ne offre una conoscenza soggettiva sottolineandone al tempo stesso l’assolutezza e la relatività: infatti nell’opera d’arte “la linea non imita il visibile, ma rende visibile” (Paul Klee). D’altra parte l’oggetto spesso si immerge e quasi si dissolve nell’amalgama dello spazio cromatico dell’emozione proprio per riemergerne rafforzato. Acquisisce così una forza nuova: quella di una metamorfica narrazione visiva che ci riguarda da vicino e in cui, con le nostre memorie profonde, possiamo sentirci protagonisti.
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Ricevere il vostro catalogo, uno strumento prezioso, che identifica la vostra azienda, il vostro stile, è stato per me un primo atto di responsabilità. Leggere, osservare e conoscere è stato il secondo. Forma, funzione, eleganza, ricerca, le parole chiave della filosofia Kristalia.
Ho poi lasciato che le affinità potessero far vibrare un linguaggio estetico condiviso, con l’obiettivo di trovare la giusta sintonia tra il mio lavoro e la percezione ricevuta. Mi sono lasciato conquistare da linee, colori e dettagli che tendono al mio sentire, un processo che dall’esterno porta verso l’interno, che accenna a nuove labili relazioni, che ri-forma senza conformarsi.
La superficie di ciascuna pagina è un punto di partenza sempre diverso, di narrazioni che hanno come fine visioni inesplorate, velature e colori annullano il contesto, sedie e tavoli assumono ulteriori identità rimanendo sospese, come in attesa di nuove mete, altri luoghi, ignari destinatari.
Raffaele Santillo